Storia
Finiva il decennio della spensieratezza e Raf melanconicamente cantava “Cosa resterà di questi anni 80″mentre due forti braccia scalfivano con la zappa il pezzetto di terra incolto tramandato dagli avi per potervi mettere a dimora le barbatelle riparia x rupestris 420A atte a ricevere le preziose gemme di Greco di Tufo. Ecco, come un film già visto, i fratelli Roberto e Teresa Bruno avevano deciso che bisognava ripartire dalle proprie radici, niente cervelli in fuga, niente braccia strappate all’agricoltura, tutto doveva scorrere nel tempo della rinascita. “My Way, A modo mio” è la frase che, a un certo punto della vita, un giovane strilla fra i denti, questa sarà la nostra piccola patria “Poetelia” per i Greci “Petilia” per i discendenti.
In fondo non si fa nessun sacrificio a vivere in uno dei posti più belli del mondo: montagne maestose coperte di verde e di nevi, colline apriche che ondeggiano dolcemente verso i fiumi perenni del Vellola e del Sabato che aprono ad est vasti altipiani. I ritmi della natura sciolgono il sangue nelle vene; come San Gennaro, e donano forza e speranza a chi i sogni li semina e non li tiene nel cassetto. Fra lavoro e divertimento l’ultima decade del millennio scivola fondando le basi dell’Azienda con acquisti di terreni, dissodamenti ed impianti di nuove vigne che crescono coccolate da mani pazienti e, nella piccola cantina del nonno, si sperimentavano le fermentazioni, dapprima in botti di castagno locale, poi facendo spazio ai nuovi materiali e tecniche rispettose dell’integrità del prodotto. Nel 1999 si procedette alla sistemazione della prima cantina, iscrizione all’albo dei vinificatori e fermentazione di tutte le uve Greco di Tufo prodotte dai propri vigneti: era nata l’Azienda Agricola Petilia.
Il nuovo millennio porta con sé profondi cambiamenti: il crollo delle torri gemelle, la fine della Lira, nuove regole della Ue, concorrenza di paesi come il Cile il Sud Africa l’Australia fanno sprofondare il Sud Italia in una morsa di malessere e sfiducia, ma chi tene patria nun chiagne e come i muli sotto il giogo si piantano i piedi e si rivolta la terra. Nel 2002 il greco diventa DOCG e noi prendiamo la fascetta n1, nel 2003, in quel di Campofiorito, iniziamo i lavori dell’attuale cantina che termineranno nel 2006.Grazie ai nuovi spazi ci dedichiamo alla vinificazione anche delle varietà Fiano di Avellino, Falanghina, Aglianico e Taurasi. Nel tempo lo spazio per i Tonneaux e le bottiglie da affinare diventa sempre più esiguo per cui si procede alla ristrutturazione della barriccaia e del caveau. Con le vigne di Falanghina, Aglianico e Fiano, completiamo l’offerta dell’Irpinia e, nel 2014 costruiamo l’ultima ala dell’azienda per poter razionalizzare le fasi di affinamento ed etichettatura delle bottiglie.
Ed eccoci agli anni venti, burrascosi come non mai, il delicato filo che reggeva la spada di Damocle cede e di nuovo il mondo piomba nella paura. A primavera le margherite imperterrite si aprono al nuovo sole e i narcisi e ciclamini e rose selvatiche e giù le violette profumano le fresche acque del vallone…. tutto scorre “Panta rhei” Così prendendo spunto dalla filosofia greca, non ci lasciamo andare ma decidiamo di rafforzare le mura e stiamo rinnovando l’agriturismo e il bed and breakfast per essere pronti a condividere con gli amici della terra la nostra prossima avventura.